I tuoi consulenti di comunicazione, fanno realmente strategia?

Capita spesso di sentir parlare di comunicazione come idea fulminante e geniale di un esperto di comunicazione. Ebbene no, dispiacerà ai più sentirlo, ma comunicazione è frutto di processi e analisi, ahimè anche numeriche.

copiaDa dove partire.

La risposta è complessa, ma di certo l’idea è uno degli steps finali di un processo lungo e articolato che prende il via dall’analisi situazionale. Avete mai sentito parlare di SWOT? Mai strumento risulta così utile alla pianificazione d’impresa. Fa luce agli aziendali e riesce a stimolare la visione dei consulenti. Indaga l’ambiente interno dell’azienda ed esterno dei mercati, fissando su carta forze, debolezze, opportunità e minacce di un ambiente in cui muoversi diventa sempre più complesso.

Studiare una campagna vuol dire, basarsi su una strategia nata da analisi di persone (già i clienti sono persone, il buon vecchio Kotler ormai sono anni che lo ribadisce.), obiettivi, posizionamento e comportamento dei competitors. Vuol dire indagare il proprio brand per le persone che vogliamo colpire. Vuol dire ragionare come loro. Difficile? Moltissimo. Impossibile, no.

D’altronde, non resta difficile capire come in un mondo che vende ogni giorno a più non posso, sia indispensabile conoscersi per differenziarsi. Il che dalla parte delle aziende vuol dire capire perché chi ci cerca sempre lo fa. Cosa realmente stiamo dando loro? Cosa soddisfiamo in termini di bisogno? Una delle risposte che mi capita di sentire spesso è: diamo loro un buon servizio. Il che equivale, ormai, a non ascoltarci, definendoci tutti molto uguali.
Sono tutte queste fasi che ci permettono di stilare un piano strategico di comunicazione e di abbandonarci finalmente alla creatività. Se le persone a cui parliamo riescono a vederci chiaramente, semplicemente e straordinariamente viola (Godin, La mucca viola) in mezzo ad altre mille mucche marroni (e siamo in grado di misurarlo!), abbiamo vinto.

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